Pakravan Papi, un trampolino di vigne vista mare
Data: 15-10-2024
Ogni visita indimenticabile che si rispetti inizia sempre con delle difficoltà inattese, e percorrere la strada che dal fiume Cecina attraversa l’area naturale protetta del Giardino Belora non risparmia qualche passaggio elettrizzante. La macchia incontaminata di lecci e cerri diventa fitta e scura, fin quando non si spiana e la vista diventa ampia, multicolore, incredibilmente panoramica.
Da una parte la terra del vino riscoperta e valorizzata nel rispetto dell’ambiente e della tradizione, davanti la cantina e i due casali ristrutturati ad agriturismo, inseriti in una cornice di più di 600 piante di ulivo, sullo sfondo il mar Tirreno con la Gorgona, la Capraia e la Corsica ben in risalto.
Basterebbe solo questo scorcio, la bellezza di questo trampolino di vigne che ti proietta verso l’indefinito del mare a comprendere cosa ha spinto Amineh Pakravan ed Enzo Papi ad investire in una zona dove la viticoltura era una pratica quasi dimenticata.
Marzia e Alice poi ci guidano nelle particolarità ambientali e nelle scelte prese che caratterizzano quest’affascinante proprietà.
Vigneti posti su suoli differenti e ricchissimi di minerali, su pendii dolci, dove la protezione dell’ex vulcano Nocolino e la costante brezza marina creano un microclima caratteristico mai troppo umido.
La cantina, a più livelli per sfruttare la forza di gravità durante tutte le operazioni di trasferimento, è costituita da ampie sale dove sono presenti tini d’acciaio a temperatura controllata e che permettono follature automatiche. Il piano di sotto, quasi completamente interrato, è un’opera geniale, così come geniale è la scala che permette la discesa, dalla quale è possibile vedere la particolarità dei terreni sotto il vigneto prospicente al corpo centrale della proprietà: le pareti di argilla a palombini lasciate visibili, che creano una cascata d’acqua sotterranea naturale.
Tutto sembra perfettamente integrato. Natura, uomo, tradizione, tecnologia.
La scelta dei vitigni non esula da questa perfetta integrazione. Per i bianchi chardonnay, riesling e malvasia toscana. Per i rossi invece sangiovese, cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot.
Una perfetta integrazione che porta a vini eleganti, nei quali le sfumature e i dettagli sembrano sapientemente cercati. Un approccio a tutto tondo che troviamo esplicitamente riportato anche in etichetta: il simbolo delle arti liberali contenente il motto “Rien sans raison”. Un “Niente senza ragione” che sintetizza un punto di vista, un metodo, uno stile di vita.
Dario Pantani